Sono di quelli che ama il fatto che la musica sia così varia da trovar appassionati a qualunque sua declinazione.
Non mi stanno sulle palle i fan di macchiette come i Tokyo Hotel, tanto meno quelli che hanno la fissa per David Bowie, quelli che amano solo la techno, quelli che si masturbano sulla dub-step o che credono che il rock inizi e finisca con i Led Zeppelin. La musica ha il potere di unire tutti, cazzo, perché pestarci i piedi a vicenda? C’è spazio per tutti.
Però odio i detentori dell’assolutismo nel rock.
Il rock è una creatura semplice, senza pretese di alcun genere, semplice da suonare come da capire. Tutte quelle variazioni che essenzialmente vengono meno alla sua idea di autenticità, democrazia del linguaggio e forte empatia per me sono interessanti, ma non sono rock. Sono un purista di merda, pazienza, come dicevo prima: c’è spazio per tutti in questo Fango che ci ostiniamo a chiamare Terra.
Vedete, è inutile riempire le pagine di critica musicale (parlo ovviamente a quei giornali che dovrebbero trattare di rock) con le menate dei Fuck Buttons, o sul secondo album di David Lynch, o sull’ennesima prova da maestro di Roy Harper, ogni album merita almeno un 6 perché ci sono delle dannate chitarre elettriche o perché ha qualche stupida pretesa intellettuale che oggi va tanto di moda.
I The Litter non ne avevano di pretese e restano molto fighi, stesso per i Sonics, gli Stooges, insomma tutte quelle band che hanno fatto rock con l’anima e una mano sul cazzo, quel rock che ti fa sentire vivo. Chi più chi meno.
Ty Segall dopo cinquemila dischi, trenta band e otto miliardi di concerti si è capito essere un rocker che fa parte di questo bel imprinting, un sano garage con vampate di portentosi feedback come mai si erano percepiti da un dannato pezzo di plastica nero su un piatto girevole.
Se il mondo girasse per il verso giusto i suoi album sarebbero attesi da molta più gente di quella che aspetta la nuova cagata dagli spompati Franz Ferdinand, o addirittura la nuova fatica dei Travis!
Dopo un anno dove il rumore ha fatto da padrone (“Slaughterhouse”) e si è perfezionato come purezza del suono e nella composizione (“Twins”) Segall cambia tono. Succede quando ti muore un genitore, un padre, che la vita per attimo cambi di tono.
Il resto dei musicisti rock di grido si dividono tra indifferenza totale e menate intellettualoidi. Segall semplicemente cambia tono, resta il sound (anche se acustico e non elettrico), resta l’acido e il garage da borghese impigrito, ma ci fa percepire quel cambiamento così intimo senza lagnarsi per sessanta minuti su quanto la vita faccia cagare. Si chiama rock, comunque.
“Sleeper” non vale un laccio delle mie scarpe, non è un capolavoro, probabilmente avrete seicento dischi migliori di questo in casa, ma le dieci tracce di questo album sono di un rock autentico, uno che così oggi lo fa solo lui e pochi altri prescelti.
Ovviamente siamo lontani da album come “The Sun Dogs” dei Rose Windows, forse uno dei capolavori usciti quest’anno, ma nemmeno un “Here Come The Sonics!!!” è un capolavoro, eppure è il mio album rock preferito, come la mettiamo? Fare un buon rock non significa mai fare per forza della musica di un certo livello, significa semplicemente aderire a quei principi di autenticità, democrazia del linguaggio e empatia. È così semplice che ogni anno usciranno sì e no cinque album che rispettano a pieno questi principi, ma per me sono davvero ROCK.
Anche stavolta Segall va a segno, un suono acido ci accompagna per tutto l’album, sferzate acustiche semplici ma potenti, litanie garage di pregiatissima fattura (quello che mi aspettavo da “MCII” di Cronin, che sebbene lustrato a lucido dai critici sordi fa cagare oltre ogni diritto di replica) dieci melodie perfette, un cazzo di piccolo fabbricante di pillole musicali micidiali, un tale orecchio malato è solo da acclamare onestamente.
Sì, non fa lunghe suite da dieci ore, non parla di Bush, non ha violoncelli, sitar o clavicembali, fa solo delle dannate canzoni da tre minuti ciascuna, adesso che pure in Italia ci sono band di spessore (La Piramide Di Sangue, Squadra Omega, In Zaire e via dicendo) un disco così può sembrare banale come l’ennesimo album inutile dei Gogol Bordello, ma qui c’è roba autentica, roba suonata con una passione palpabile che le band da classifica si sognano la notte.
Se il rock è la vostra ragione di vita non potete non avere tutti gli album di questo idiota californiano. Insieme a quelli dei Thee Oh Sees, se possibile.
E sì, la recensione è corta, perché di fronte ad album così c’è solo da stapparsi una birra assieme a qualche amico, farsi due risate e chiacchierandoci sopra, niente cervello, nessuna pretesa, solo del semplice e mai innocuo rock.
- Pro: se non lo avete capito dopo tutto quello che ho scritto…
- Contro: preferisco il Segall che mi prende a schiaffi a suon di feedback lancinanti registrati probabilmente in cucina mentre frulla delle viti d’acciaio. Ma tanto tra due mesi questo mette su una band e lo fa davvero.
- Pezzo consigliato: Sleeper.
- Voto: 6,5/10
“Se il mondo girasse per il verso giusto i suoi album sarebbero attesi da molta più gente di quella che aspetta la nuova cagata dagli spompati Franz Ferdinand, o addirittura la nuova fatica dei Travis!”
Grazie per avermi ricordato della loro esistenza. Cazzo.
Cmq bell’album e bella recensione. Io non so decidermi fra questo e “Slaughterhouse”, entrambi due album fantastici. 🙂
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Preferisco Slaughter per gli evidenti rimandi a Stooges e MC5, gli preferisco anche Twins per gli arrangiamenti, quelli sì interessanti al contrario di Manipulator.
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Sì beh anch’io sono un amante di Stooges e MC5, e Slaughter è tanta roba, però anche Sleeper mi prende un sacco, proprio nel suo essere così delicato e intimo. Twins lo metto anch’io quasi alla pari di questi due.. Che discografia.
Su Manipulator concordo con la tua recensione. Peccato.
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