Tracy Bryant è la mente pensante dei Corners, probabilmente l’unica band in controtendenza di tutta la California garage (genere che adesso sta rinascendo sotto una veste modaiola anche in UK e Australia) che dal post punk dei Gun Club si è trasformata in una band new wave con tanto di synth.
Nel 2009 esordisce con “Same Old News”, un poetico affresco minimal garage (sì, me la sono inventata) dove la furia e l’energia lasciano il passo alla riflessione, i suoni ovattati a tratti ricordano l’esordio dei Corners (come in Going Back Around) ma è Bryant l’unico protagonista, a volte a discapito della musica.
Si sente la vena pop di Alex Chilton, ma anche la vena più malinconica di alcuni pezzi di band post punk come Swell Maps (Stand and Stay è un piccolo capolavoro) e reminiscenze di Hüsker Dü (In A Cage). Bryant sperimenta umori e suoni, dal surf rock appena accennato di Same Old News alla breve pillola di pop malato Beach, sembra non avere un punto di riferimento né un coerenza di fondo se non nel tono, sempre sommesso, quasi ad aver paura di urlare.
Un album sussurrato, che non vuole far parlare troppo di sé, uno sfogo personale registrato davanti ad un microfono in una sala vuota. Eppure certe intuizioni come I’m Used to It, Sweeping The Floors e la stessa Same Old News non dovrebbero rimanere nascoste.
Mentre i Corners sono ancora un sogno Bryant sembra fregarsene di seguire la scia garage casinista, francamente sembra che gliene freghi poco di tutto.
Esattamente un anno dopo Bryant ha già pronto “Something More”, un titolo sincero. Subito dalle prime note di Nothing To Me si notano le differenze con “Same Old News”, toni più aspri e a tratti più cupi, ma sempre con un tocco minimale, preferendo accennare piuttosto che spiegare.
Quello che manca a questo album sono le idee del precedente, sebbene più maturo “Something More” sembra meno ispirato, meno interessante, e sempre più un album fatto per se stesso e basta. Uno spiraglio lo apre il surf strumentale di Ghouls, già più in linea con l’esordio due anni dopo della sua nuova band.
Nel 2012 esce “Beyond Way”, il primo ottimo album dei Corners, con un post punk registrato da cani, scompare la timidezza e la vena intimista per far posto ad un punk più energico quando non deflagrante, grazie anche al bassista Billy Changer la vena minimalista prende anche una profondità nel sound notevole.
Quest’anno i Corner stupiscono ancora con “Maxed out of Distractions”, e Bryant ci riprova con il suo self title, stavolta profondamente diverso dai due precedenti.
Il lo-fi è una schifosa religione, è vero, ma per Bryant non è una mera cifra stilistica, è un suono, un’idea. Il ritmo pop di questo terzo album sì ricorda il solito Alex Chilton, ma Bryant ha sviluppato la sua personalità, non si lascia più intravedere da dietro una tenda e si spoglia. Non c’è la vena anni ’80 di “Maxed out of Distractions”, piuttosto spizzichi di garage californiano (I’m Never Gonna Be Your Man) e del pop più raffinato (Star The Motor) su questi binari si crogiola Bryant e un po’ si limita. Non mancano intuizioni formidabili come Creep e Bad News, ma in generale è sempre un album suonato e pensato per piacere a Tracy Bryant prima di tutto, il che delle volte può anche essere un pregio, ma Bryant fuori dai Corners non è sempre capace di creare melodie interessanti, pezzi come Tell You non troverebbero spazio né nel primo né tantomeno nel secondo album della band. Poi ad un certo punto arrivi ad una The Black Crow e percepisci dove si nasconde quel genio punk-pop che nei Corners ti ingabbia con Love Letters.
La Burger Records ha da poco fatto uscire “Tracy Bryant” assieme all’esordio di Billy Changer anch’esso self title che appena potrò (mooonnneeey) recensirò.
Un’artista particolare questo Tracy Bryant, così intraprendente con i Corners e così lontano dal mondo come solista. Se fossi in voi scaricherei la versione digitale del primo album (sono solamente 10$!) davvero uno degli esordi più intriganti degli ultimi anni, mentre gli altri due seguenti sono davvero troppo auto referenziali a mio modesto avviso, ma meritano un ascolto.
- Link utili alla popolazione: ooook gente, eccovi qui i link a Bandcamp se volete ascoltare ADESSO questi tre album, cliccate con malizia QUI per “Same Old News”, invece cliccate con risolutezza QUI per “Something More” ed infine posate il vostro alluce QUI per “Tracy Bryant”.
«E che ce stanno i videooooooOOOoooo?» Sì. Ci stanno pure stavolta.
Il video più punk di tutti i tempi per Some Old News:
La garage pop Start The Motor dall’ultimo album:
E un po’ di Corners no?