
Sì, Jenna Ortega non solo già conosceva i Cramps, ma li aveva proprio in playlist mentre Tim Burton proponeva Goo Goo Muck per la scena del ballo scolastico nel quarto episodio della serie “Wednesday”. I Cramps sono una della band più adorate dai perdenti di tutti i tempi, forse una delle più efficaci rappresentazioni delle origini della cultura goth, non solo per i look esagerati di Lux Interior e Poison Ivy, ma sopratutto per quell’atteggiamento nerd e goffo che caratterizzava le prime espressioni di questo movimento culturale… passatista! Beh, sì, perché come ogni nerd che si rispetti la cultura goth si basa su fumetti, giochi e film sconosciuti ai più, tutti dai gloriosi anni cinquanta.
I tagli di luce drammatici dei film della Hammer, che nascondevano nell’ombra vampiri, zombi e mostri della palude in cerca di belle ragazze in bikini da terrorizzare, oppure le leggendarie serie a fumetti di “Tales From the Crypt” e “Haunted Horror”, e ovviamente il rockabilly, quello che rubava a piene mai dalla musica macabra di New Orleans, o dal blues scapestrato di Screamin’ Jay Hawkins, queste erano le caratteristiche del primo movimento goth americano. Proprio Goo Goo Muck dei Cramps altro non è che una cover di un pezzo rockabilly, e fu fatta uscire come singolo nel 1980 per anticipare il loro secondo album (“Psychedelic Jungle”, I.R.S. Records, 1981). Nel lato B si accostava alla riuscitissima reinterpretazione di un classico di un altro perdente per antonomasia, ovvero Hasil Adkins (il pezzo è: She Said).
Goo Goo Muck infatti è una canzone di tale Ronnie Cook, autore di diversi singoli per la mitica Dore, etichetta losangelina di fine anni cinquanta. L’originale di Cook esce in split con un pezzo di una band della scena californiana di rockabilly, i The Gaylads (sì, i “ragazzi gai”, uno dei nomi più belli della storia del rock), e infatti viene ospitato dalla loro etichetta storica, la Audan Records. È il 1962, siamo ormai alle battute finali del successo commerciale del rockabilly, il pezzo di Cook è caratterizzato da un tempo lento e il cantato molto espressivo chiaramente di derivazione blues (oltre che alla presenza di urla femminili, che all’epoca faceva molto figo), ma non fu il successo che in Audan speravano. I Cramps, da bravi nerd, riprendono questo “classico sconosciuto” e ne fanno una hit internazionale, che sei anni dopo figurerà nel sottovalutato seguito di “Texas Chainsaw Massacre” diretto sempre da Tobe Hooper, sancendone l’influenza sulla cultura popolare.
Purtroppo “Psychedelic Jungle” non è di certo il loro album più riuscito, ma viene anche spesso ingiustamente classificato come scontato e senza idee, quando invece la formula del primo album (l’insuperabile “Songs the Lord Taught Us”) viene riproposta in modo più consapevole, con meno radicalismi e una certa attenzione alle vibrazioni più psichedeliche e garagiste. Certo che vivacchiando nel bel mezzo di due pesi massimi come “Songs the Lord Taught Us” (I.R.S. Records, 1980) e “A Date With Elvis” (I.R.S. Records, 1986) ciò col tempo non gli ha giovato, ma la sua sostanza ibrida tra nostalgico rockabilly e i Seeds di “A Web of Sound” (GNP Crescendo, 1966) lo rende comunque un lavoro più che godibile per gli appassionati di sonorità fifties e i garagisti puristi.
Jenna Ortega non ha il tempo di prepararsi una coreografia, è già intenta a studiarsi le battute e a suonare Paint It Black per violoncello. Ortega interpreta Wednesday Addams, l’iconica figlia di Morticia e Gomez Addams, passata da essere la sorella minore alla maggiore del fratello Pugsley nelle varie versioni della creatura fumettistica di Charles Addams. La serie prodotta e in parte diretta da Tim Burton è un brillante connubio di teen drama e horror, e gioca su tutti i temi cari alla cultura goth americana oltre che col canone “addamsiano”, citando anche la racconta di canzoni e filastrocche per bambini da cui Charles prese il nome di Mercoledì: “Monday’s child is fair of face/ Tuesday’s child is full of grace./ Wednesday’s child is full of woe/ [ecc.]” Con gli occhi spiritati di Nina Hagen, la performance di Ortega è già un classico della televisione americana, weird e ipnotica, con quella sensualità misteriosa e raccapricciante tipica dello stile goth reso grande dalla musica di band come i Cramps.