Un racconto di: Rosinski

Come nascono i dialoghi dei film “americani”? Me lo sono sempre chiesto fin da quanto avevo 7 anni, ovvero da quando ho visto Gli Aristogatti per la prima volta.
Ora che ho studiato greco al liceo, forte del mio 3 di media, so che Aristogatti means i migliori gatti, da arista, ovvero il miglior pezzo di carne. Dunque quelli che sono a tutti gli effetti i migliori tra i dialoghi, non possono che nascere dalla musica. Dal “rep”.
Questa arte è molto vicina alle opere omeriche ed epiche, come Troy, 2001 e Rome:Total War.
La musica insegna alle persone come ballare, come piangere. Nel nostro caso, come parlare.
Nella storia vera che segue, un esempio emblematico di ciò.
Immaginate due anziani, due persone attempate che stanno lì, sedute su una panchina a Central Park, a parlare del più e del meno, del per e del diviso. Cogliete la forte ed innovativa ironia? Non la potete non cogliere: sono due matematici di fama internazionale. Questo è quanto si sono realmente detti.
M1: La cosa più squallida del mondo, un pinguino che caga in testa a un drago.
M2: Perché?
M1: Perché il pinguino non ha il culo.
M2: Non è vero.
M1: Che ne sai, hai mai visto un pinguino? Io sì, in uno zoo qui a New York. Non cagavano mai.
M2: Non vuol dire che non avessero il culo.
M1: Che c’entra, i pesci allora hanno il culo ma non cagano.
M2: No i pesci cagano invece. Solo che è troppo piccola per vederla, la loro merda.
M1: Tu sei troppo piccolo, sei un metro e un cazzo eppure ti vedo.
M2: Mi vedi? Ma se hai i coglioni al posto degli occhi!
M1: Caron dimonio occhi di bragia, sempre allegro e in gran bambagia.
M2: Che cazzo dici?
M1: È una mia poesia, si chiama “Cook river”.
M2: Bella.
M1: Grazie.
“Da allora in poi e anche da prima i due sono e saranno grandi amici per sempre fino alla morte, sopraggiunta l’indomani”
Epitaffio sulle lapidi di John S. Nash e Albert M. Einstein.
Questo ha ispirato la parte prettamente strumentale del brano “Epitaph” dei King Crimson, noto complesso di musica folk balcanica, esplicitamente dedicato ai due geni incompresi.
A seguire un pezzo dello stesso album ma diverso, I’ve Talked To The Wind.