Torna il trio di Seattle con un secondo album davvero intraprendente. Perse le melodie garagiste del primo con quei rassicuranti giri alla Kingsmen, i Dreamsalon si concentrano sul lato psych(osis) della loro musica, mostrano i muscoli ed una tecnica meno raffazzonata, uno spirito demolitore e un sound clamorosamente intrigante.
Al primo ascolto due settimana fa “Soft Stab” mi sembrava molto più confuso di “Thirteen Nights” il loro discreto esordio (in realtà lo avevo bellamente bollato come “merda fumante”), ma dopo due o tre ascolti coadiuvati da del rum scadente e pasta salvaeuro della COOP ho cominciato a carburare.
‘Sti gran cazzi, vuoi vedere che “Soft Tab” è un gran bell’album? Sragionati, decostruiti con un rock ritmico alla Feelies ma radicato nella scena garage, nessuno strumento predomina mai sugli altri e la densità del suono non satura eccessivamente l’ambiente (quindi allontanandolo da velleità shoegaze), i pezzi poi sono tutti ispiratissimi e ognuno con qualcosa di diverso da dire.
Sentite come tira la sezione ritmica di Don’t Feel Like Walkin’, le sferzate della chitarra surf che esplode in un’ondata di feedback, più la chitarra viene distorta e più viene fuori un lato “crampsiano” prima di adesso insospettabile, la voce di Chamber mai così vera, così punk.
Non credo ci sia un pezzo debole in questo album rivelazione, adoro il modo in cui le canzoni “crescono” d’intensità senza sfruttare i cliché classici, come in Skin, mantenendo la tensione sempre altissima ma riuscendo a non stancare mai.
Forse anche il cambio di etichetta ha giovato, dalla Captcha Records si sono portati appresso l’esperienza garage psych, ma hanno lavato il sound nelle acque della Sweet Rot Records, rendendolo meno caldo e più alienante.
Mi sono definitivamente innamorato della chitarra di Craig Chamber, che già nell’esordio aveva espresso tutte le sue coloriture, e si conferma anche con questo album tra i miei interpreti preferiti del momento, mai alla ricerca di protagonismo, deturpa lo spazio stuprando quelle cinque corde con sadica efficacia. Il basso di Min Yee conferma la sua natura infernale, profondo come quello di Geezer Butler in “Paranoid” ma ritmico come Peter Dammit nei momenti migliori dei Thee Oh Sees. Su Matthew Ford alle pelli c’è poco da dire, picchia come un dannato e ci piace così.
Quando parte l’album sembra quasi una performance dei Battles, con quella Walkin’ Past My Dreams così lontana da questa terra, una linea di basso hardcore punk, la chitarra che ad un certo punto perde contatto con la realtà e la batteria a fare il lavoro sporco di mantenere intatta quella nervosa struttura.
Ecco, è un album nevrotico questo “Soft Stab”, così nevrotico da rievocare a tratti gli immensi i Pere Ubu (Animal), così nevrotico da sembrare l’unico album davvero contemporaneo, che lascia uscire il lato più spigoloso del garage rock, e non la banalità dei riferimenti classici o la presunzione di certe ultime uscite (“Manipulator”, “MCII”, “Drop”). Giorno dopo giorno i Dreamsalon scavalcano tutti i miei dischi e diventano il primo ascolto al mattino e l’ultimo… beh, al mattino.
La title track è un capolavoro, uno di quei pezzi che dovrebbero mandare in radio a rotazione finché non ti si stampa nel cervello. Soft Tab è un singolo perfetto, una hit d’altri tempi, un colpo di genio in mezzo a tanta buonissima musica, e che viene ripresa nel finale con Soft Tab II, non una continuazione della prima parte, ma una versione più gotica e disturbata, la chitarra di Chamber che imita Tom Herman e io che godo come un furetto mentre mi mangio gli spaghetti della COOP incollati sul fondo della pentola.
Si sono largamente superati Yee e compagnia, questo secondo affresco è molto più virtuoso e profondo del precedente, una geniale perla new wave che si unisce a “Maxed Out Of Distractions” dei Corners e forse presagisce ad una nuova riscoperta del rock americano anni ’80.
Lo vendono a soli 9 dollari su Bandcamp, quindi poche scuse!
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Craig Chamber è chitarrista e voce dei Le Sang Song.
Ming Yee suona il basso nei Le Sang Song e la batteria nei Universe People.
Matthew Ford suona la batteria nei YVES/SON/ACE.