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Shooting Guns – Brotherhood of the Ram

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Che l’heavy metal non sia solo Sammy Hagar, Van Halen e i film fanta-porno ci si può arrivare, che dai vestiti fatti di jeans strappati ai lustrini ci sia un passo va altresì bene, ma che ora esista dell’heavy metal in salsa psichedelica forse per qualcuno è anche troppo.

Non che sia una novità, in fondo Iron Butterfly e ancor prima Blue Cheer non erano così lontani dalla psichedelia, ma oggi questa relazioni non è più tale, si è passati alla coppia di fatto e alla comunanza dei beni. Le jam infernali degli Harsh Toke e i riff pesantemente sabbathiani dei Kadavar sono solo la punta dell’iceberg, un genere che non è mai morto in questi giorni sta ri-vivendo per la prima volta.

Che ci siano dei contatti subliminali tra le nuove leve del rock americano e la Psichedelia Occulta italiana forse sono solo io che lo dico, essenzialmente perché è una cretinata pazzesca. Eppure quando sento gli In Zaire o gli Shooting Guns ci sono molte corde in comune che vibrano nel mio inconscio. Come al solito in Italia la forma spesso sovrasta la sostanza, anche se “Sette” de La Piramide Di Sangue prova che si può trovare un equilibrio anche da noi, ma va detto per onestà intellettuale che a ‘sti statunitensi vien proprio naturale. 

Si ritorna con questo album al “no brains inside of me” ripetuto con un falsetto disturbante in Maze Fancier (Thee Oh Sees), siamo alla ricerca musicale di una perdita totale di coscienza, lontana dall’utopia felice degli Acid Test perché rassegnata e insensibile. Siamo negli anni ’10 del 2000, Grateful Dead, Acid Mothers Temple e gli altri figli dei fiori sono un punto di riferimento musicale, ma non concettuale.

Gli Shooting Guns sono canadesi, proprio come i Black Mountain di Stephen McBean, e qualche somiglianza nel sound la si trova senza difficoltà, ma se nei Black Mountain anche i riff più furiosi (Don’t Run Our Hearts Around, Tyrants) restano legati anche concettualmente ai seventies, gli Shooting Guns sono proiettati da tutt’altra parte, verso una nuova angoscia esistenziale (di carattere mondiale, per quanto riguarda la cultura occidentale).

I primi due pezzi di “Brotherhood of the Ram” (2013, RindingEasy Records*) sono potenti quanto introversi. Nella furia doom, stoner e psych si mescolano, sia Real Horse Footage che Motherfucker Never Learn sono pieni di rabbia. Il titolo della seconda è quantomeno esplicativo, da notare però come nessun urlo liberatore si faccia strada, i pezzi sono tutti strumentali in questo album e la mancanza di una voce umana porta ad interiorizzare ancora di più il flusso ipnotico dei riff.

Con Predator II mi sembra quasi di ascoltare qualcosa degli Zombi (il duo space rock Steve Moore e Anthony Paterra da Pittsburgh, ascoltatevi “Spirit Animal” del 2009) ma invece dei gentili sintetizzatori ci piazzano chitarre stoner a manetta, il tutto in salsa space crea un clima epico e dannatamente piacevole. 

Go Blind ha un inizio obiettivamente perfetto. È come se gli Shooting Guns ci invitassero in un altro mondo, uno di quelli belli scuri pieni di tenebre e quant’altro, ma senza la vena spiccatamente tamarra del metal, e senza nemmeno ricercare chissà quale estetica di ‘sta ceppa, naturalmente loro non sono accanto a noi nel cammino, la solitudine durante l’ascolto è totale.

La title track è una bomba assoluta, sebbene dalle prime note mi sentissi a metà tra Mahogany Frog, Pink Floyd e Mike Oldfield, quando la potenza di Brotherhood of the Ram si svela è una botta di adrenalina mica da ridere. 

Sul finale una rumorosissima No Fans chiude le danze, un velo di esoterismo si coglie qua e là, come se tra gli Shooting Guns e Torino non ci fosse un oceano. 

Questo è il secondo album della band canadese, il primo probabilmente lo recensirò dato che qualcos’altro da dire c’è eccome, ma sono sfaticato e quindi me la sbottono qui.

  • Lo Consiglio: a coloro che doom, stoner e metal assieme fanno rizzare i capelli (in senso positivo) ma se ci butti là anche una spruzzata di psych allora sei a posto almeno per un’oretta buona.
  • Lo Sconsiglio: se siete poco avvezzi al metal strumentale e così ripetitivo, ovviamente c’è un senso se un riff viene ripetuto invece che progredire in millemila note, però se non lo cogliete forse questo album vi lascerebbe perplessi e annoiati.
  • Link Utili: cliccate QUI per la pagina Bandcamp di questa folle band, cliccate invece QUI per scaricare gratis questo album (fate come me, donate almeno due lire a ‘sti tipi, ok?), cliccate QUI se volete intripparvi nella home della label canadese degli Shooting Guns. 

*La RindingEasy Records è il distributore dell’album fuori dai confini canadesi mentre l’etichetta di riferimento degli Shooting Guns è la Pre-Rock Records, fra l’altro nome spettacolare a mio avviso.

E ora qualche video:

Live ipnotica dei nostri, il pezzo in questione è Harmonic Steppenwolf, pezzo di apertura del loro primo album “Born To Deal In Magic: 1952​-​1976”.

Live di Motherfucker Never Learn in uno studio di Calgary nell’Alberta.

C’entrano come una capricciosa a merenda accompagnata da del tè caldo, però mi andavano quindi BANG! beccatevi gli Zombi.