Essenzialmente il più grande disco di tutti i tempi.
Peccato che non sia così semplice.
Intanto definendo così MMM non si può in qualche modo non interrogarsi su quanto Lester Bangs possa aver influito sul mio giudizio. Nutro una enorme stima per Bangs, l’unico critico che abbia mai letto che non faceva la critica al rock, ma vera e propria critica-rock. Per Bangs era molto importante la sincerità artistica, la musica rock era, ed è tutt’ora, il mezzo di comunicazione più potente che esista, e il più democratico, quindi l’unico modo per comunicare qualcosa di Vero col rock è, banalmente, essere se stessi.
Ognuno ha la sua musica, ed ognuno ha anche il suo rock, quello di Bangs non era il garage, il punk o un’altra stupida etichetta affibbiata alla nuova moda del momento, il rock di Bangs era quello che suonava dal cuore. Può sembrare una cazzata detta così, ma basta considerare il livore che accompagnavano le sue recensioni di gente come David Bowie, James Taylor e Elton John, cioè verso tutto quel rock che era prima di tutto immagine, moda, tendenza, spettacolo o emotività spicciola.
Comunque, prima di impantanarmi e scrivere un articolo su Lester Bangs, volevo solo dire che sì, Bangs ha influito sul mio giudizio ma quando lessi la sua recensione su MMM sapevo bene cosa fosse MMM, e sinceramente la lessi come una gigantesca presa per il culo.
Cosa mi ha fatto cambiare idea?
Nel 1975 ne sono successe di cose importanti, cioè ragazzi, è uscito “Neu! ’75” dei Neu, è uscito nientepopodimenoche “Discreet Music” di Brian Eno, insomma tutta roba che smuoverà non poco le acque, tutta roba buona e sopratutto ASCOLTABILE, cazzo dovrebbe avere MMM che questi due album qua usciti lo stesso anno non hanno?
Quello che non capivo di MMM è che questo album di Lou Reed, deus ex machina di tutto il fottuto rock come lo conosciamo, non è soltanto due pezzi di plastica che suonano più o meno come un officina metalmeccanica, ma è Arte.
Dai gente, lo sappiamo tutti molto bene, Lou Reed non è John Cage. Non è Luigi Nono, non è La Monte Young, Lou Reed è un cazzone, anche perché solo un cazzone può essere il padrino adatto per il rock.
Nessun musicista rock fa Musica con la M maiuscola, proprio per questo ci piace da matti. Certo, in molti lo credono, come lo stesso Reed, ma in questa loro cieca opera masturbatoria in realtà ci donano la più bassa di tutte le forme d’arte possibili.
Tutti sappiamo cos’è “Sally Can’t Dance”, un aborto musicale degno di MTV, ma “Sally Can’t Dance” vendette milioni di copie. Perché? Perché c’era Lou Reed.
Si potrebbe dire a questo punto che l’operazione MMM sia l’equivalente della “merda d’artista” di Manzoni, ma non è affatto così! Se proprio vogliamo fare un parallelo dovremmo farlo proprio con Sally, un disco vuoto, anzi: pieno di merda, dove Reed non sapeva nemmeno cosa stava facendo. Invece MMM è il passo successivo, un passo che Manzoni non poteva fare, perché lui non era l’icona intoccabile che Reed invece incarnava e incarna per il rock.
MMM fa quello che i Kraftwerk non sono mai riusciti a fare, Lou Reed ha davvero eliminato l’uomo, il suo apporto al disco è stato quello di poggiare delle chitarre accordate come Dio-solo-sa e lasciarle piangere, ridere, scherzare fino all’annichilimento più totale.
Perché qualcuno dovrebbe ascoltare MMM?
Non c’è niente di realmente pensato in quell’album, Reed era probabilmente più fatto di quanto ci confessi oggi, allora perché, perché mi piace così tanto?
Riascoltando MMM, dopo una carrellata lunghetta sui Velvet e il primo Reed solista, mi sono come paralizzato. Il primo lato, potente, carismatico, dissonante, mi ha spaventato, ma allo stesso tempo mi ha comunicato tanto. Il terzo l’ho trovato quasi simpatico, il quarto addirittura elegiaco e monumentale.
Ma poi: chissene se ha influenzato la new-wave, la rumoristica nipponica (per inciso: io odio Merzbow) e cazzi e mazzi, e mazzi e cazzi, MMM non è musica, è un monumento al rock.
Lou Reed, l’uomo che con i Velvet Underground ha posto le basi per tutti i stramaledetti generi e sotto-generi del rock, compie la discesa dal suo trono splendente e si rivela per quel che è: un perfetto idiota. Ma se lo è lui, gli altri cosa sono?
E da qui si giunge alla verità finale: nessuno nel rock è un genio, sono tutti musicisti falliti in partenza (detto con simpatia), idioti con la presunzione di azzeccare un riff e divenire immortali. Certo, ci sono le differenze, artisti come Eno o Fripp non possono vedersi attraverso una cotale semplificazione, ma loro non sono il rock, Lou Reed invece è sempre stato il rock per eccellenza.
Ma se Lou Reed è il rock allora cos’è MMM?
MMM non è musica, ma ascoltandolo mi ha comunicato emozioni reali, MMM non l’ha suonato per davvero Lou Reed, eppure è un disco di Lou Reed, MMM è arte, ma di che tipo? Dada? Surreale? O forse è un tipo a sé, un qualcosa di unico e irripetibile?
Ecco: per me MMM è un evento irripetibile.
Lou Reed sconfigge il rock, sconfigge la barriera di idolatria smodata e becera, sconfigge “Sally Can’t Dance”, sconfigge l’industria e si denuda di fronte a noi.
MMM è una merda perché Lou è una merda, un’idiota che credeva davvero di fare dell’arte e di ispirarsi ai grandi compositori moderni. Eppure così facendo ci ha donati l’opera rock che più rock non si può, è così rock da trascenderlo, diventa il rock puro, perfetto.
MMM è il capolavoro del padrino di questo genere musicale così basso, diretto, sincero. È un urlo di dolore, di gioia, è come dice lo stesso Reed un vaffanculo, è l’estensione massima del suo ego.
Se quanto ho imparato è giusto, allora “Sally Can’t Dance” è un insulto bello e buono a chi ha amato Reed e il rock in generale, mentre MMM è la sua esternazione più sincera e tragica. Per questo è il più grande disco di tutti i tempi.