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Lejonsläktet – In och Ut

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Sul web come nel cartaceo si sta sempre attenti a non diffondere le proprie fonti, come se le idee o le scoperte avvenissero per intercessione divina. Ma secondo voi oggi faccio una recensione di un EP di folk psichedelico svedese perché ci sono inciampato sopra mentre andavo all’Università? 

Uno dei miei siti preferiti da tempo è Revolt of the Apes, nato nel 2010 per supportare il grandioso Austin Psych Fest ora semplicemente uno dei migliori luoghi per scoprire le nuove leve della psichedelia mondiale. In quei lidi ho scoperto gli Shooting Guns e proprio nello stesso post che nominava questi Lejonsläktet, anche se con un nome così non mi avevano proprio posseduto fin dal primo istante. 

Il progetto è di due super hippie: Alexander Eldefors e Volter Hagman

Ord från hjärtat och toner från smärtan. En berättelse från höst till sommar. Ett äventyr om två personer och en skiva.

Questi sgorbi che il mio fido traduttore di Google decripta così: Parole dal cuore e toni di dolore. Una storia dall’autunno all’estate. Un’avventura di due persone e di un disco. Che dire: un furgone, tanta birra, qualche acido e via verso una “nuova” avventura. 

Ben tre quinti di questo EP sono litanie acustiche piene di autentico stupore e amore, forse un po’ troppo melensi per il sottoscritto ma di indubbio fascino per chi, e di sicuro c’è qualcuno tra voi che leggete, è più sensibile verso le poche note e parole sussurrate di Naturen i blodet, skogen i håret, il ritmo dolce di una Som På Räls o la progressione intensa ma sempre nei termini più soft possibili di Illa Grönt.

Forse, e dico forse, il meglio questa band lo dà nei primi due pezzi. Ett Svagt Hopp Om si apre come una hit da MTV prodotta dai sempre meno ispirati MGMT, e in effetti qualche similitudine non si fatica a trovarla. Vagamente (o furbescamente) esoterica Som Om Sanden Rinner Ut, la quale non può sfigurare in un festival di fattoni come l’Austin Psych Fest. 

Questo “In och Ut” (2014), esordio (almeno credo) discografico che precedete il loro primo album non promette un granché, se non qualche minuto speso bene ascoltando una musica tutto sommato piacevole ma che non si predispone ad un secondo ascolto. 

  • Lo Consiglio: a chi vuole rilassarsi ascoltando un musica che viene dal cuore (oddio, sto per sciogliermi nel miele…).
  • Lo Sconsiglio: a chi si rilassa ascoltando “Y” dei The Pop Group, o in generale se non hai voglia di perderti nel viaggio mentale di due hippie svedesi.
  • Link Utili: clicca QUI se vuoi ascoltarti l’EP su SoundCloud, clicca QUI per la pagina Facebook della band, clicca invece QUI se vuoi un’opinione più appassionata e professionale della mia sui Lejonsläktet.

E ora, come di consueto, qualche video:

Il video di Som Om Sanden Rinner Ut è l’unica roba che ho trovato su YouTube che non fossero cazzate.

Sempre sull’onda dello psych-folk ci sono gli ottimi Quilt, scoperti nelle sessioni di Folkadelphia.

 

MGMT – Oracular Spectacular

mgmt-oracular-spectacular

Gli MGMT sono proprio il classico fottuto e odioso esempio di come la fama uccida la musica.

Si può parlare di rock per gli MGMT?
Certamente, sotto la folta coltre di elettro-pop c’è un’anima psichedelica che proviene dal garage più spensierato, filtrato dignitosamente da esplosioni funky mai ridicole.

Però (e questo “Però” pesa tanto) la grandezza di questa band si esprime e si consuma tutta nelle prime cinque tracce del primo album, dopo di che la fama e i soldi si sono divorate ogni residuo di talento del duo di Brooklyn.

Cacchio gente, “Oracular Spectacular” è un signor disco, un esordio* con i fiocchi e i contro-fiocchi. E lo è ancor di più alla luce di recenti sviluppi funky e disco nella musica rock, da Panic Station degli eredi dei KC & the Sunshine Band (i Muse) al nuovo disco di George Clinton ovvero “Random Access Memories” (aka Daft Punk). Ma mentre questi due esempi mainstream sono IL MALE questo primo album dei giovanissimi MGMT era una boccata d’aria fresca.

Comunque se ce l’ho ancora con RAM dei Daft Punk è solo perché prima non mi dispiacevano affatto (e voglio presto recensire la loro discografia in un solo post presto o tardi), ma il loro ultimo album è quanto di più anacronistico e commerciale (nel senso peggiore del termine) che abbia mai posato la sua plastica sul mio piatto.

Tornando a noi: cosa c’era di giusto in “Oracular Spectacular”?
Tutto! Dal sound dell’album ai singoli pezzi un album d’esordio così è solo da incorniciare.

Peccato che sia stato seguito da “Congratulations” (2010), che io acquistai con la scratch cover, l’unica vera sorpresa di un disco piatto e senz’anima, e dal nuovissimo “MGMT” (2013) che forse nella loro testa doveva essere considerato come un nuovo inizio ed invece si è rivelato essere la definitiva pietra tombale sulla band.

Il problema di recensire album così è che inutile spenderci parole a caso citando altre band o ripercorrendo a ritroso le influenze che lo hanno generato, “Oracular Spectacular” è semplicemente un buon disco, ma che raffrontato a questa nuova tendenza funky (a volte mascherata tramite la dubstep altre dall’elettronica) si rivela come un piccola profezia scevra di ogni inflessione data al mercato o dalla moda.

  • Pro: psichedelici, moderni, festosi, mai idioti o esageratamente scontati.
  • Contro: la differenza tra le prime cinque tracce e le seguenti cinque è abissale.
  • Pezzo consigliato: Weekend Wars.
  • Voto: 7,5/10

*in realtà il loro primo album sotto il nome di The Management è “Climbing to New Lows”, assai dignitoso anche se senza la maturità acquistata successivamente, ma il progetto MGMT oltre al rinominarsi si pone anche delle coordinate che potenzialmente potevano regalarci album più che discreti. Peccato.