No, non sono l’omonima band metal italiana, sono tedeschi e sono discretamente allucinanti.
Primo 7’’ e primo EP entrambi l’anno scorso ma possiamo già immaginarci un certo quantitativo di sfaceli da parte di questi Kadavar.
L’opening stoner-psichedelico di All Our Thoughts mette subito dei paletti che saranno poi le fondamenta di questo breve lavoro: potenza, riff ben congeniati, progressioni, grandissima qualità nella registrazione e nella composizione, potenzialmente dal vivo devastanti.
Saranno circa un migliaio le band che si cimentano nello stoner, ma sono pochissime quelle che riescono a scrivere dei pezzi che dopo due anni non vengano irrimediabilmente a noia. I Kadavar invece sembrano già un classico di cui non puoi fare a meno, una band imprescindibile per capire lo stoner (e anche la nuova ondata psichedelica) contemporaneo.
Il riff di Forgotten Past sembra uscito da “In The Future” (2008) dei Black Mountain, imperniato però dalle influenze che arrivano dalla solita California e non dalla nostalgia vagamente folk e alla lunga pedante della band di Stephen McBean.
Il rock contemporaneo è tornato al garage e alla psichedelia, e da due anni sta riscoprendo con la stessa profondità lo stoner e il rock-blues (Blues Pills), non che questi generi siano stati mai abbandonati, ma le esigenze storiche li riportano all’attenzione come il più importante fenomeno rock underground. Si è passati dall’interiorizzazione della ribellione col punk post-hardcore (vedi “Zen Arcade” degli Hüsker Dü) all’interiorizzazione e basta dell’indie rock (vedi “2” dei Black Heart Procession) per tornare alla ricerca dell’effimero (il garage) e dell’estraniazione dalla realtà (la psichedelia) con suite lunghissime, che non sono quelle geniali quanto classiche e manieriste alla Acid Mothers Temple, ma sono quelle scarne, piene di feedback e errori alla Harsh Take.
L’età contemporanea tra crisi economica e perdita dei valori (la stretta correlazione tra globalismo e relativismo) si concretizza nei riff portentosi e ipnotici di Zig Zags, nel garage cafone di Ty Segall, nella psichedelia lisergica dei Thee Oh Sees.
L’epica cavalcata di Goddess Of Dawn rende bene l’idea, fino a qualche anno fa questo pezzo poteva essere considerato del mero revival, mentre oggi è dannatamente più contemporaneo di qualsiasi album indie (e sicuramente più sensato di qualsiasi nuovo aborto degli Arctic Monkeys).
Ah, fra l’altro i Kadavar sono anche dei discreti musicisti. Una Creature Of The Demon dal vivo dev’essere una jam infernale fottutamente estraniante (quanto di più ricercato anche nelle avanguardie italiane tipo In Zaire).
L’impressione che mi resta di questa band dopo qualche ascolto è di tre tizi che ci tengono davvero e hanno del talento da vendere, e credo che ci metteranno un bel po’ prima di sfornare qualcos’altro, questo perché la cura della registrazione e delle composizioni è altissima, maniacale per certi versi.
Se vi piacciono i riffoni ben mescolati con un pizzico di psichedelia (più Black Mountain che Hawkwind, tanto per capirci) allora acquistateli senza ulteriori indugi, rimarrete estasiati.
- Pro: stoner devastante che deve tanto al primo rock-blues, non semplice revival ma ottima musica.
- Contro: se preferite lo stoner più legato allo space rock rimarreste delusi.
- Pezzo consigliato: All Our Thoughts.
- Voto: 7/10
LINK ALLA PAGINA BANDCAMP (dato che ogni volta che metto mini-player dopo qualche ora scompare misteriosamente)