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Mope Grooves, Num Bats, The Marty Kings, Spit Shake Sisters

Se ogni tanto bazzicate su questo blog vi sarete accorti che la frequenza dei post è leggermente diminuita. Sì, beh, potremmo addirittura dire che si è azzerata del tutto, come la voce di Ian Gillian, ma c’è un motivo finalmente esente dalla mia pigrizia: gli impegni extra-virtuali. Dato che questo blog è un hobby, quindi non è un lavoro né ora né potenzialmente, ogni tanto gli faccio prendere un po’ di sana polvere (quella che gli album dei Deep Purple stanno accumulando come uno swiffer nel mio armadio).

E così invece della solita recensione vi propongo quattro album ignoranti dal sottosuolo, robaccia per feccia come me (e voi), effimera ma autentica.

a3482764700_2Lamebrain/Mope Grooves – Split (2012)

Uscito nel 2012 in musicassetta (pubblicare in musicassetta tira più della figa negli U.S.A., costa poco e fa tanto hipster nostalgico di un’epoca che spesso uno non ha nemmeno sfiorato con la memoria) vede nel lato A i bravi Lamebrain sparare un po’ brevissime perle rock, ma nel lato B vede i Mope Grooves rubare la scena con una frenesia DIY di rara coerenza. L’auto-manifesto di Mope Grooves e il realismo demenziale di My First Girlfriend sono ben più che scapestrate nenie garage punk. Il ritmo confuso e urgente di Take The Garbage Out ricorda le prime garage band, My Dick In On The Inside (Of My Brain) è un garage demenziale allucinante, il testo inoltre è piuttosto geniale «if you wanna fuck tonight/ dick is on the inside of my brain». Non è solo punk, ma è punk senza posa, senza il bisogno di esserlo ma perché lo si è. Chiude degnamente I Fell Like 15 Bucks. Recuperate queste perle, non ve ne pentirete.

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a3105976134_2Num Bats – Gentle Horror (2014)

Semplicemente la miglior band grunge in attività, con una voce alla Clementine Creevy (Cherry Glazerr) e un’indole deliziosamente punk. «To die/ you gonna die» credo sia l’inno punk più bello degli ultimi anni, una forma piacevole di dissenso contro la depressione egocentrica che spopola sul web, quell’insano bisogno di avere tutte le attenzioni su di sé suscitando pena e sconforto. Che dire dei Franz Ferdinand spurgati dai loro futili abbellimenti di I’m Broke, c’è pure un pizzico di Black Belles dove non guasta. L’indole “horror” viene fuori particolarmente in pezzi come Tommy So Hungry e Doctor 5 ma è forse l’elemento più forzato dell’album. Nota di merito invece per la “crampsiana” (almeno nelle linee di basso di Sophie Opich) The Other Angry Woman, quattro minuti davvero ben spesi. C’è ancora tanto da migliorare, ma tra le uscite di quest’anno “Gentle Horror” non sfigura eccessivamente.

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a0518920768_2The Marty Kings – XVII (2013)

L’urlo alla Ron Presley di Andy Macbain in My Way è il miglior biglietto da visita possibile per i The Marty Kings, progetto collaterale ai Tunnel Of Love (come anche i The Monsieurs sempre di Macbain), un garage pop rock viscerale con influenze che vanno dal surf alla psichedelia, è demenziale, punk, goliardico, dal vivo è come assistere ad una deflagrazione di corpi umani, immagino sia chiaro che ritengo Andy Macbain tra le menti più fertili di tutto il Massachusetts e del garage in generale. Strascicato in Talk this Way o devoto alla causa di J.T.IV come in When I’m Gone, psichedelico e “barrettiano” in Little Arthur, sempre con un’ironia che lo discosta da tutti gli altri. È dannatamente evidente che Macbain lavori con più efficacia al di fuori del punk dei Tunnel Of Love, album come “XVII” e l’esordio omonimo dei The Monsieurs (2014) sono tra il miglior garage rock degli ultimi anni, da recuperare assolutamente.

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Ehm, l’unico video che ho ho trovato è dei The Monsieurs, ma vale lo stesso, fra l’altro attaccano con l’ottima Kari Anne del nuovo album.

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a0952120887_2Spit Shake Sisters – Overdope/Modern Drugs Make Aliens EP (2013)

Sono inglesi, il che è una bella novità per questo blog. Il loro garage dalla noiosa Brighton è tutt’altro che grigio come il tanto vituperato cielo inglese, ma è imbevuto di LSD e speed, sembra di ascoltare dei Dreamsalon sovreccitati, il tutto aiutato da due chitarre delle volte quasi stoner. Piuttosto banalotti, melodie orecchiabili e niente di che in fondo, ma hanno del potenziale, sopratutto considerando la virata più incazzata che potrebbe prendere il nuovo album (o almeno il video di Blasphemer sembra promettere bene). Un pizzico di Black Lips, due gocce di Ty Segall e un po’ di altezzosità regale. Stiamo a vedere.

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