
Con un titolo del genere vi starete chiedendo quali sostante psicotrope io assuma abitualmente. Perlopiù il tè. Deteinato.
Qualche giorno fa ho avuto una illuminate diatriba con cantautore rock italiano nella sezione commenti del Fatto Quotidiano. Come saprete la versione online del FQ è una sorta di Novella 2000 dove ci schiantano blogger più o meno imbarazzanti (si va dagli ufologi fino a Andrea “Ciao Sic” Scanzi), ma se non siete nati ieri su internet questo lo sapete già, però è possibile che non conosciate TAO, né il suo Love Bus Experience.
TAO è un cantautore milanese che un giorno lesse “Peace & Love” di Guaitamacchi e decise (intorno ai primi del 2000) di portare il verbo del rock in tutta Italia. Un po’ in ritardo forse, ma non per questo il suo non è un percorso onorevole.
Quello che degli anni ’60 TAO decide di riportare alla luce è la musica più conosciuta e abusata in tutti gli anni ’90 e i primi del 2000, ovvero il beat. Non proprio una scelta controcorrente in un mondo che ha dovuto subire la seconda ondata britannica proprio in quegli anni (il dannato brit-pop di MTV), ma lo diventa in questi tempi, in cui sia in California che in Europa si stanno riscoprendo gli anni ’60 meno alla mano (il garage rock, Syd Barrett solista, la prima psichedelia e le solite cose di cui parliamo in questo blog).
Il suo esordio discografico è “Folìverpool” nel 2005, un album di imbarazzante fattura, pop rock melodico anni ’90 con ritornelli sdolcinati e citazioni beat (Solo Lei) che trova il suo manifesto compositivo e concettuale in La Musica Ed Io, una reminiscenza del “potente rock” delle Vibrazioni o dei catanesi Sugarfree. Un ritorno agli anni del Piero Pelù di “Soggetti Smarriti” di cui sentivamo proprio il bisogno. Da quel genere non si evolverà mai il buon TAO, anche le liriche sono perfettamente coerenti con la musica e con la scena rock pop italiana, un misto di Afterhours e Negramaro, provate se avete coraggio ad ascoltarvi L’Ultimo James Dean se desiderate una agghiacciante conferma (sono l’ultimo bohémien/ sono solo l’altro eroe della solitudine/ sono l’ultimo James Dean/ uno che si schianterà/ percorrendo la corsia/ fra l’amore e l’anarchia).
Un suo grande merito però va per il modo con cui ha deciso nel solito 2005 di portare la sua musica in giro (e no, non sto parlando della sua comparsa in metà delle reti televisive italiane o su X-Factor), ovvero in un pulmino Volkswagen (il leggendario Kombinazionenwagen) la versione anni ’70 di quello che negli anni ’50 scarrozzava le band di surf rock strumentale per le coste californiane, diventato un mito generazionale negli anni ’60. Se siete miei lettori da un po’ certamente vi pruderanno le orecchie sentendo una storiella del genere, ma andiamo con ordine.
Il 7 Novembre sul blog di Pasquale Rinaldis nel FQ esce questo articolo “‘Spirit of rock’: il primo ‘rockumentario’ è firmato Tao” preceduto l’anno prima da una intervista al cantautore sempre dello stesso Rinaldis. Io conoscevo già TAO perché l’avevo visto esibirsi nel suo bus qualche tempo fa, ma non sapevo che con lo stesso ci andasse in giro per l’Italia. Di solito non commento mai sul Fatto, eppure stavolta mi è scivolato il dito sulla tastiera:
Se seguite il mio blog sapete cos’è Jam In The Van, un progetto di crowdfunding nato intorno al 2010 che riprende la tradizione californiana (nata nei lontani anni ’50) di suonare rock in un pulmino. Mi dispiaccio però che sia proprio TAO a portare questa antica e gloriosa tradizione in terra italica, anche perché come vi ho detto il suo rock non è di certo una reminiscenza di Dick Dale o del garage californiano, ma piuttosto un cugino dei milanesi Vibrazioni.
Ma ecco che, dopo poco, arriva una risposta:
E qui Valerio “TAO” Ziglioli ci dimostra, nel caso ancora non l’avessimo capito, a che livello infimo è la musica italiana. Analizziamo insieme il commento.
TAO esordisce dicendo che non sa proprio cosa sia Jam In The Van, e con questa certezza deduce che io non sappia cosa sia il TAO Love Bus Experience. Qualcuno mi spiega dove sta il sillogismo? Come fai sapere che le due cose non c’entrano un benamato cazzo se non conosci una delle due? Telepatia? Onniscienza? Sostanze psicotrope? Al limone o alla pesca?
Accortosi in corsa che forse si stava contraddicendo mi chiede un link di conferma. Scusa TAO, ma a te il bambin Gesù non ti ha donato delle mani? Larry Page e Sergey Brin non ti hanno fatto dono di Google? Blocchiamo la nostra disamina solo per un secondo e proponiamo al caro TAO, che essendo un nostalgico ha poca confidenza col web (sebbene il suo canale YouTube carichi video dal lontano 2006), un breve tutorial su come cercare le cose su Google:
1) Vai sul tuo browser di fiducia e digita sulla barra di ricerca “google”, clicca sul primo link indicato e dovresti trovarti di fronte questo:
2) Ora digita sulla barra sotto la scritta colorata l’oggetto della tua ricerca:
3) Clicca su “Cerca con Google” e ti troverai di fronte a questo bel panorama:
4) Clicca sul primo link e scoprirai nell’arco di trenta secondi tutto quello che ti serve sapere per dare un giudizio sul mio commento. Ma immagino che il tuo tempo sia troppo prezioso per fare una lunga ed estenuante ricerca nel meandri del deep web.
Detto ciò, caro TAO, ma dove l’hai letto il “commento poco carino” sulla tua persona? Ti è mai sortita in mente la possibilità che dato che stavo parlando di musica io mi riferissi alla tua musica? Oppure ogniqualvolta qualcuno commenta qualcosa su un gruppo o un musicista si riferisce a lui personalmente?
“Suggerisco, prima di spararle grosse di informarti” e che purtroppo TAO non possedendo i tuoi poteri extra-sensoriali sono costretto a seguire il tutorial qui sopra! Me tapino…
Ovviamente gli rispondo:
Come vedete nessun insulto, solo un giudizio, forse troppo laconico, sulla musica. Gli dò pure un cristo di link (questo). Credo che, nel 2014, mi sia permesso dire che la tua musica è divertente e smuove i fianchi ma non va oltre una ballad dei Bisonti.
Ecco, se avesse voluto incularmi gli sarebbe bastato un bel «Il rock parla delle cose banali, la vita è banale, quindi se mi dici che la mia musica è banale è solo un complimento.» Chapeau, cazzo, m’hai proprio colpito! Sarebbe stata una risposta non solo intelligente, ma anche convincente, che mi avrebbe fatto rivalutare anche quel doppio mattone di “Love Bus/Love Burns”, ed invece:
[Prima di tutto un appunto ai giovani lettori: il “né” è una congiunzione negativa che si scrive con l’accento acuto. Delle volte queste cose possono scappare, lo so bene anche io che scrivo recensioni senza nessuno le corregga, ma in un commento di 9 righe su disqus cercate di evitare queste… chiamiamole pure “sviste”.]
Come sapete Jam In The Van è un gruppo di ragazzi che vanno in giro in pulmino e filmano le esibizioni delle band al suo interno. Ovviamente non è esattamente come il bus di TAO, trasformatosi in palco ambulante, eppure si rifanno entrambi ad una tradizione californiana degli anni ’50 (che TAO ignora bellamente), non solo, avevo specificato che il progetto di Jam In The Van nasce intorno al 2010, mentre il suo è del 2005. Perché incazzarsi? Non si sa.
Ma poi arriva una delle frasi più assurde cha abbia mai letto: “Sinceramente della attuale scena italiana non me ne frega assolutamente niente, anche perché non esiste una scena italiana e se esiste non mi ha minimamente colpito.” mi ricorda il Gorgia di Platone, solo molto più imbranato. È come se non conoscesse l’esistenza del tasto backspace della tastiera, per cui è costretto a rincorrere quello che lui stesso scrive. Dì che della scena italiana non te ne può fregare di meno e finiscila lì! È già sufficiente per giudicarti come musicista, non abbiamo bisogno d’altro! Prima di tutto esistono parecchie scene in Italia, una poi degna di attenzione internazionale (la Psichedelia Occulta), se non ti ha minimamente colpito ci fa altrettanto piacere, ma ti prego, non dire che “non esiste”, che cazzo di figura ci fai?
Riguardo a come definisco la tua musica (che di rock ha solo la strumentazione) non sono “punti di vista” perché come il punk è diverso dall’hard rock anche il tuo cantautorato anni ’90 è diverso dal beat o dalla figura “rockettara” che vuoi dipingerti addosso, con tanto di furgoncino da figlio dei fiori e il capello alla Bill Haley. Se quello che suoni è tutt’altro che banale allora Tiziano Ferro è sperimentale.
Ma ecco che colpisce con la supercazzola definitiva: “lo Spirito del Rock”! E che è, il nuovo superalcolico di Marilyn Manson? Dai amico, sul serio? Mi ricorda una tizia ad un convegno che se ne uscì con «L’arte di Leonardo Da Vinci non va studiata accademicamente, perché è energia» e quando la interruppi per chiederle secondo lei quanti joule aveva L’Ultima Cena non mi volle rispondere. Questa idea di rock mi ricorda tanto «La mia “arte” fotografa la realtà, non la inventa. Questo è il linguaggio del rock. Chi vuol capire veramente ascolti. E se a qualcuno dà fastidio, tanto meglio. È ora che si svegli» di Vasco Rossi, giustificare la propria libertà di fare musica dietro parole a caso come “arte”, “anima”, “spirito”. Però in effetti con “arte” si rientrerebbe nel contesto “snob” che il buon TAO snobba, per cui forse il suo mentore è lui:
Ma poi mi sovvengono anche dei dubbi sulla sua conoscenza della materia. Da quando l’indie rock è snob? Volete dirmi che gli Arctic Monkeys ora sono un gruppo di nicchia solo per intellettuali? E quelli che ascoltano John Zorn che sono, eremiti?
Ho provato a rispondere anche a questa sequenza di deliri rimanendo sempre educato, cercando di criticare la musica, non la persona (di cui, dopo questo battibecco, forse ho meno stima di prima) ma il moderatore mi ha rispedito al mittente il commento. Come mai? Valutiamo i termini della moderazione nel FQ:
Ok, niente insulti, niente off topic, niente accuse di alcun genere, ma allora perché non mi avete accettato questo (lo screenshot è dalla mia home di disqus):
Volete dirmi che perché ho scritto “banale” l’ho insultato? Una risposta al musicista di cui parla l’articolo è off topic? L’ho accusato di seviziare bambini? Ho persino detto che quella ciofeca immensa di “Love Bus/Love Burns” era un pop-rock accettabile, proprio per stemperare lo spirito rock di TAO (che gli annebbiava la vista mentre leggeva i miei commenti), per quale motivo non far passare il commento?
Gentile Pasquale Rinaldis, non so se è lei stesso o altri a moderare il suo blog, però chiunque sia ha dei seri problemi di comprensione del testo.
Detto questo a me dispiace parlare in toni così acidi di un musicista italiano, però TAO oltre a dimostrarsi poco incline alla lettura dei miei commenti si è pure prodigato a sparare una serie di frasi fatte sul rock che uccidono la bellezza del rock stesso, denigrandolo come vorrebbe Billy Idol ad un semplice linguaggio tra camionisti per scaricare la stanchezza della giornata.
Beh, non è così. Il rock nasce per provocare, lo si può fare in maniera becera eppure poetica come i Ramones o cercare un linguaggio più complesso come nei Pere Ubu, ma lo sostanza non cambia, che sia il primo album dei Velvet Underground o uno dei Thee Oh Sees non cambia, il rock si riconosce sempre perché ti infastidisce, di fa ridere, ti fa pensare, mentre il beat in chiave anni novanta e la poesia spicciola di TAO non è rock, è mediocrità.
TAO fa bene quello che fa, e non lasciatevi ingannare dai miei giudizi sulla musica perché io sostengo questo Love Bus Experience. Ognuno può imbracciare una chitarra e cantare, lo diceva anche Lester Bangs che il rock non è una cosa seria, e lo credo fortemente anche io, ma non per questo la tua musica diventa intoccabile. Non è che se ti senti un rocker lo sei. E non è che se il tuo rock suona come un pezzo dei Corvi riadattato dagli Sugarfree o da Daniele Silvestri allora non sei banale.
Se volete fare un po’ di casino con un chitarra, vi prego, non dite mai che lo fate per lo spirito nobile del rock, così sembrate usciti da un film con Meat Loaf, dite la verità: dite che lo fate per divertirvi e perché credete sia la cosa più bella del mondo. Niente stronzate auliche o pseudo-hippie. E se qualcuno vi dice che fate cagare vi consiglio vivamente di rideteci sù, perché il rock non è un cosa seria.
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E dopo tutta ‘sta manfrina eccovi dei video del buon vecchio TAO, della roba così non ve la proponevo dai tempi degli Scotch!
Un po’ di Bono e tanto pop anni ’90 con L’Ultimo!
Ecco un singolo perfetto per le radio più intraprendenti (radio Subasio, se ci sei batti un colpo!):
Un po’ di rock più politico e socialmente rilevante, roba da fra tremare i CCCP: